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17 GALLIOFILMFESTIVAL 2013: UN FESTIVAL ECCEZIONALE


di MICHELE SERRA
Presentato: 17 GALLIOFILMFESTIVAL 2013

17. GallioFilmFestival  – Cinema italiano, opere prime – 20-27 luglio 2013

 

Dire che il 17° festival del cinema italiano, che si svolge ad Asiago, anche e soprattutto quest’anno, è stato per tanti versi interessante, significa esprimere con avarizia il proprio giudizio e la propria soddisfazione.

È prevalentemente un cinema di giovani registi, che hanno realizzato la loro prima opera con film a soggetto e con film a metà storie e a metà documentario, espressioni cinematografiche, quindi, contaminate dal racconto e dalle vicende di personaggi. Altri erano registi di una certa età e di notevole esperienza accumulata facendo gli attori, gli sceneggiatori, gli operatori nel campo della grafica e della pubblicità e gli aiuto-registi. Tutti costoro hanno ripreso con la cinepresa i tanti aspetti positivi e negativi della società.

Ermanno Olmi, nel suo recente libro-diario L’Apocalisse è un lieto fine (Rizzoli, 2013), coglie questa osservazione da un suo amico e grande cineasta: la nazione che non ha un suo cinema, è come una casa senza specchi; per dire che una cinepresa capta le immagini, i sentimenti, la storia di coloro che stanno davanti ad essa, tanto fedelmente quanto uno specchio.

 

Cinema come specchio della società

 

Ad Asiago in particolare quest’anno di specchi ce ne sono stati molti, piú che negli anni precedenti e tutti hanno riflesso sugli spettatori i grandi temi pubblici e intimi di una società controversa e assai complessa.

C’erano film che specchiavano la realtà con la timidezza (e a volte con l’ambizione un po’ troppo disinvolta) della prima volta che si mettevano dietro a una cinepresa. Ce n’erano altri, invece, assai maturi, che hanno accumulato osservazioni e esperienze di notevole spessore contenutistico e espressivo. Questi film hanno vinto la competizione, sono stati i piú amati dal pubblico e dalla giuria, impoverita, quest’anno, dall’assenza di un assai colto presidente, il caro regista Emidio Greco morto a dicembre.

 

I film premiati

 

Ha avuto il maggiore apprezzamento il regista napoletano Leonardo di Costanzo, che con il film INTERVALLO (miglior film)ha narrato una fosca vicenda di due adolescenti, lei già vittima e partecipe della società camorristica, lui il bravo ragazzo, che improvvisamente e con la violenza persuasiva della camorra, si è trovato invischiato nella storia della ragazza. Nonostante tutto, lentamente questi due personaggi sono capaci di ascoltarsi e di capirsi. Nella giovane cosí entra un sentimento che potrebbe diventare seme di riscatto dalla sua triste situazione.

Premi, poi, a RAZZA BASTARDA (il miglior attore a Giovanni Anzaldo), regia di Alessandro Gassman, che è anche superbo interprete di un personaggio, un rumeno Sinti residente a Roma col figlio e con la sua gang, carico di una esuberante vitalità, che spesso è tipica della gente di questo popolo. Un premio a Luigi Locascio per la regia di LA CITTÀ IDEALE http://www.edav.it/articolo2.asp?id=808 (migliore regia), di cui interpreta, sempre bravo, il protagonista.

Film premiato anche SALVO (premio speciale della giuria «Emidio Greco») di Fabrizio Grassadonia e Antonio Piazza, una particolare storia di mafia ambientata a Palermo, di cui è protagonista un killer freddo e intelligente, guardingo e calcolatore, capace di misurarsi con bande opposte e anche con la sua stessa «famiglia». Lo cambierà la vicinanza di una giovane cieca, che dovrà tenersi vicina per tutta la vicenda fino al sacrificio finale.

Il pubblico ha dato la maggioranza dei voti a PULCE NON C’È (migliore attrice a Francesca Di Benedetto) del giovane regista Giuseppe Bonito; un film particolarmente intenso e delicato che tocca il tema dell’autismo e che meriterebbe una buona diffusione sul grande schermo e alla televisione.

 

Altri film

 

Seguono infine tanti altri film, quali il docu-film UNA DOMENICA NOTTE di Giuseppe Mario Albano, ASPROMONTE di Hedy Krissane, L’AMORE È IMPERFETTO di Francesca Muci, NOI NON SIAMO COME JAMES BOND di Mario Balsamo, MOZZARELLA STORIES di Edoardo De Angelis, NINA di Elisa Fuksas, TUTTO PARLA DI TE di Alina Marazzi, TUTTI I RUMORI DEL MARE di Federico Brugia, HAPPY DAYS MOTEL di Francesca Staasch, MIELE (migliore sceneggiatura) di Valeria Golino e, fuori concorso, BELLAS MARIPOSAS di Salvatore Mereu e SU RE di Giovanni Columbu. Infine, per ricordare Emidio Greco, è stato proiettato il suo primo film, L’INVENZIONE DI MOREL.

Questo elenco dei film proiettati ad Asiago non ha un ordine qualitativo, ma vuol essere un’utile informazione per invitare i lettori, se interessati, a esplorare spezzoni e trailers dei film in Youtube. L’elenco sopra riportato, inoltre, non vede la presenza di altri due film, che ho voluto tenere per ultimi per segnalare il mio personale apprezzamento, anche se la giuria li ha ignorati.

 

Due film da ricordare.

 

Il primo è il docufilm L’ULTIMO PASTORE di Marco Bonfanti. Racconta con simpatia la storia e il sogno di un vero e vivente pastore delle montagne a nord di Milano: il suo sogno è quello di guidare il grande gregge di pecore, lui e tutta la sua famiglia e il fedele cane, verso il centro della città lontana, addirittura in piazza del duomo. Perché? Per mostrare ai bambini animali che forse non hanno mai visto, le pecore stesse, gli asini, i muli e per parlare loro, in questo modo, della vita di uno degli ultimi pastori dell’Alta Italia.

Il pastore è Renato Zucchelli attorniato da tutta la sua famiglia: personaggi e interpreti! Egli è un vero personaggio: immenso sul grande schermo, solenne quando si muove e quando parla, tanto che da solo egli fa il film, benché si completi tramite i suoi compagni di vita, i figli e la moglie, Lucia Zucchelli.

In mezzo al traffico delle periferie, il pastore si avvicina sempre piú alla città e intanto, concreto com’è, cura i suoi affari proponendo, anche alle macellerie musulmane, la carne di agnelli e di pecora e montone, normalmente disdegnata dai cittadini italiani. E intanto racconta di lui, da quando ha iniziato a fare il pastore, mettendo insieme spicchi di cultura essenziale; parla dei figli e delle scuole dove i piccoli studenti pensano che le pecore vivano in pollaio e che facciano budini.

Zucchelli è un uomo semplice, ma con la carta da visita professionale. A mano a mano che parla con noi spettatori, perde quell’aria ruvida e grezza con la quale si presenta; in realtà sotto di essa si nasconde una tenerezza, un cuore e una dolcezza che conquistano la simpatia di noi tutti.

Una signora della giuria ha notato qualcosa che è un vero segno comunicativo: a mano a mano che il gregge si avvicina alle strade rombanti di auto, entra in borghi e in periferie e infine giunge trionfante in piazza del duomo – immaginate la sorpresa dei milanesi e il gran da fare delle guardie del traffico – le pecore perdono il candore che potevano conservare nei prati e diventano grigie di orrido smog.

Il secondo film, che completa questa mia recensione, è LA STRADA VERSO CASA di Samuele Rossi, oggi ha 28 anni. Ha concepito il film che di anni ne aveva appena 24. Ebbene, il lavoro di Samuele mi ha stupito perché tratta di un tema universale con una competenza che dovrebbe giungere solamente o prevalentemente dall’esperienza di vita. Questo giovane tratta con la dovuta serietà un argomento, in cui vita e morte si incrociano e si compenetrano e la sofferenza dell’uomo di fronte ai grandi ineludibili temi che accompagnano tanta parte dell’esistenza. Egli mette assieme tre storie: la prima legata alla morte del padre, caduto da una torre all’interno della fabbrica in cui lavorava. La seconda, del proprietario della fabbrica, colpito dalla morte della giovane figlia. Sua moglie non riesce a elaborare il lutto e si estranea del tutto dal marito, abbandonato cosí alla solitudine e dell’impotenza. Infine la vicenda di due giovani sposi: lui entra in coma nel momento in cui la moglie sta per dare alla luce il figlio. Ed ecco che il suo amore, la sua vicinanza allo sposo hanno la forza di riportare alla coscienza l’uomo e a ridare continuità alla piccola famiglia.

Se anche qualche incertezza registica nuoce a quest’opera prima, è troppo poco per ignorare la serietà degli intenti di un giovanissimo autore.

Michele Serra: giornalista, critico cinematografico; collaboratore della Mostra del Cinema e del Comune di Venezia. Ha pubblicato Il giro del mondo in 80 film e Il cinema dell’intercultura; membro di Giuria.

 


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