KLEINHOF HOTEL
Regia: Carlo Lizzani
Lettura del film di: Nazareno Taddei
Edav N: 54 - 1978
Titolo del film: KLEINHOF HOTEL
Titolo originale: KLEINHOF HOTEL
Cast: regia: Carlo Lizzani – sogg: Valentino Orsini – scenegg.: Valentino Orsini, Faliero Rosati – fotogr.: Gàbor Pogàny – mus.: Giorgio Gaslini – mont.: Franco Fraticelli – scenogr.: Luciano Spadoni – cost.: Franco Carretti – interpr. princ.: Corinne Cléry (Pascale Rostand Hunke), Bruce Robinson (Alex/Karl), Katja Rupé (Petra), Michele Placido (Pedro) - prod.: it.-ted. - colore – durata: 105’, lungh.: m. 2.895 – VM 18 anni – produz.: Carlo Lizzani e Giuseppe Vezzani per Trust International Film (Roma), Roxy Film (Monaco)– origine: ITALIA, 1977 – distrib.: Capitol International
Sceneggiatura: Valentino Orsini, Faliero Rosati
Nazione: ITALIA
Anno: 1977
Chiavi tematiche: Carlo Lizzani nato a Roma il 3 aprile 1922 e morto a Roma il 5 ottobre 2013 a volte noto anche come Lee W. Beaver
Nell’equivoco metodologico e teorico del «significato» della storia che è narrata, che si ritiene essere quella del film quando la narra «bene», il pur bravo Lizzani non solo ha fallito il film, bensì ne ha fatto un’opera negativa sotto ogni aspetto, nonostante una regia accurata e una quasi ottima recitazione.
È la storia di una giovane signora parigina, innamorata del marito, la quale, avendo perso un aereo e dovendo pernottare in un albergo, s’innamora d’un terrorista suo vicino di camera portando anche lui all’innamoramento; senonché quando questi – sentendo per quell’amore la stanchezza e la paura della propria vita e stando per decidere di abbandonare l’impegno ideologico e fuggire con lei – si uccide, lei se ne va via come se nulla fosse successo.
Il racconto rivela già, la sua debolezza strutturale nella doppia tematica – quella del vacuo amore di lei nella duplice componente: attiva (il nuovo amore che pare scalzare il vecchio) e passiva (l’andarsene come se nulla fosse successo) e quella del terrorista, pure nella duplice componente di un amore che fa sentire la dimensione antiumana del terrorismo e di una ideologia fanatica che spinge al suicidio quando in qualche modo gli scopi ideologici sembrano mancanti – che non arriva a congiungersi in unità, nonostante l’elemento «amore» presente in ambedue. Infatti, nella vicenda della protagonista, quella del ragazzo non riesce a entrare, pur avendo una sua consistenza; né d’altra parte la struttura è tale da creare una storia a due protagonisti (com’era, p.e., mirabilmente, ne LA STRADA di Fellini) perché si tratta di due diverse avventure – ciascuna con proprio spessore e dimensione sotto il profilo tematico - che s'incontrano esternamente per il fatto d'attrattiva sessuale: in lei quell’«altro» amore non è legato al fatto che lui sia portatore della tematica del terrorismo e, in lui, questo amore (in contrapposto a quello con la ragazza drogata) non è legato al fatto che lei sia sposata e fatta psicologicamente in certo modo.
E allora cosa vuol dire tutta quella storia, così com’è narrata, su un piano universalizzato, emblematico? Resta la storia di due esseri piuttosto meschini di valore umano, pur rasentando la forza di alti e interessanti valori.
Ad aggravare la sfasatura strutturale, si aggiunge l’insistenza su scene sessuali (rasentati veramente la pornografia) che non hanno alcuna significazione tematica – così come sono realizzate – se non quella d’una spettacolarità morbosa e quindi nessuna giustificazione tematica e tanto meno artistica. Il mostrare infatti così crudamente e così insistentemente nei dettagli gli atti sessuali del ragazzo con le due donne non è necessario (né di fatto serve o dà maggiore credibilità) per dire che egli si trova meglio, amorosamente, con la seconda donna anziché con la prima.
E, sotto un profilo artistico, segna cadute di gusto e di coerenza in un film ch’è fatto tutto (escluse appunto tali scene) per allusioni e per sottintesi.
Resta dunque che tali scene hanno solo uno scopo spettacolare, che in questo caso è quello di fare… un film per guardoni.
Tale insistenza di scene sessuali, però, incide tematicamente per negativo, nel senso che fa consistere l’amore – quell’amore suddetto, ch’è componente importante nella bitematicità del film – solo in un trovarsi meglio sessualmente seppure con riflessi psicologici e sentimentali. Ecco allora che anche la tematica suddetta che poteva essere interessante, si svuota di fatto e di riflesso si svuota sia quella della donna nei confronti del marito e del ragazzo, sia quella del ragazzo nei confronti del terrorismo. E’ come una battaglia navale fatta con modellini di cartapesta.
Film pertanto negativo sotto ogni aspetto. (NAZARENO TADDEI)