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TANGO LIBRE



Regia: Frédéric Fonteyne
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: TANGO LIBRE
Titolo originale: TANGO LIBRE
Cast: regia: Frédéric Fonteyne - scenegg.: Anne Paulicevich (anche adattamento e dialoghi), Philippe Blasband (adattamento e dialoghi) – scenogr.: Véronique Sacrez – fotogr.: Virginie Saint-Martin – mont.: Ewin Ryckaert - cost.: Catherine Marchand- interpr. princ.: François Damiens (JC), Anne Paulicevich (Alice), Sergi López (Fernand), Jan Hammenecker (Dominic), Zacharie Chasseriaud (Antonio) - durata: 105' – colore - produz. : Artemis Productions, Samsa Film, Liaison Cinématographique, in coproduzione con Nord-Ouest Films, Minds Meet, RTBF, Belgacom – origine: BELGIO/FRANCIA/LUSSEMBURGO, 2012 - distrib.: Bolero Films (13.02.2014)
Sceneggiatura: Anne Paulicevich (anche adattamento e dialoghi), Philippe Blasband (adattamento e dialoghi)
Nazione: BELGIO/FRANCIA/LUSSEMBURGO
Anno: 2012
Presentato: 69. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2012) sezione ORIZZONTI
Premi: Premio Speciale della giuria «orizzonti» alla 69. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2012).
Chiavi tematiche: Ultimo capitolo di una trilogia di Fréderic Fonteyne sulle donne e sull'amore che comprende UNA RELAZIONE PRIVATA (Une Liaison Pornographique), 1999 (in Edav n. 273) e LA DONNA DI GILLES, 2004 (in Edav n. 324)

La guardia carceraria Jean Christophe scopre nel parlatorio, dove i reclusi ricevono le visite dei parenti, la donna, Alice, che l’ha affascinato durante le lezioni di tango argentino. Con occhi sospettosi e cupidi la scruta e, quasi per non tradirsi, si nasconde dietro la porta della sala, dove alcuni carcerati muovono passi di tango con donne amiche, mentre “la sua” è in colloquio con il marito Ferrand.

 

Questa non è la prima inquadratura del film, ma essa è la chiave per entrare nel mistero del personaggio. In apertura l’abbiamo visto triste e malinconico nella sua vita privata, solo con l’unica compagnia d’un pesce rosso sotto vetro! Per evadere dalla vita insipida e inutile decide di iscriversi a un corso di tango. La donna che gli ha insegnato i primi passi di ballo l’ha stregato. Ritrovarla in carcere mentre dialoga con quello ch’egli intuisce essere il marito, lo sconvolge, forse perché la circostanza annulla ogni fantasia sul suo futuro. Fernand ha un amico tra i reclusi, Dominic, già amante di Alice. A complicare le cose è presente anche Antonio, figlio di Alice, ma non di suo marito, bensì’ del precedente. Durante le visite ai carcerati le donne eseguono con loro sinuosi giri di tango, che rinnovano in Jean pulsioni cocenti.  Fuori dal carcere egli frequenta Alice e ne diviene l’amante. Antonio, adolescente che ha scoperto le equivoche uscite di casa della madre, ne resta sconvolto ed è tentato di vendicarsi uccidendo l’amante. In circostanze drammatiche verremo a sapere che padre di Antonio, all’oscuro del fatto, è Dominic, che tanti anni prima in un momento di passione aveva iniziato ad approfittare di sua madre. Ora sta scontando vent’anni di carcere per i suoi delitti … ma non si rassegna alla cattiva sorte: “Io non voglio vivere qui dentro vent’anni!” . Disperato, tenta il suicidio, ma i compagni lo salvano. I carcerati passano le ore di “ricreazione” nella noia più assoluta finché Fernand viene a sapere che tra di loro c’è un argentino: “Argentino? Tutti gli argentini ballano il tango, no? Insegnaci a ballare il Tango!” I colleghi che si appassionano al ballo trovano il modo di divertirsi e di accettare la vita del penitenziario in modo più sopportabile. Jean è sempre meno disposto a stare lontano da Alice e nutre gelosia e invidia verso Fernand e Dominic. Si rende conto che la donna l’ha aggiunto ai suoi preferiti senza escludere gli altri due. Per di più è molto affezionata al figlio e mai se ne separerà.

Se nella PRIMA PARTE del film abbiamo assistito al primo atto della commedia, che raccontava la vita privata del protagonista, e nella SECONDA quello della sua crisi a causa del problema sentimentale che gli ha complicato la vita, che sembrava aver trovata una via d’uscita dall’insoddisfazione precedente, nella TERZA veniamo a conoscere lo stratagemma fantasioso messo in scena per risolvere l’intricato caso in cui s’è cacciato. Seguono diversi episodi di violenza: Antonio scopre la madre in compagnia di Jean e vorrebbe ucciderlo! Fernand aggredisce il carceriere e con la solidarietà degli amici lo ferisce due volte in faccia. Il colpevole non può accusarlo per difendersi, perché i colleghi sono al corrente della sua doppia vita.  Intanto i carcerati nei tempi di ricreazione ballano il tango tra di loro. Il regista riprende i dettagli dell’intreccio dei piedi e del movimento circolare delle gambe. Jean, infatuato di Alice, confida il suo piano all’amante: “Partiamo, io, tu e tuo figlio e dimentichiamo il passato!” S’impadronisce delle chiavi del carcere, fa uscire dalle celle il presunto padre del ragazzo e quello vero, li fa salire nella macchina della polizia, con la quale il gruppo s’allontana a tutta velocità. Particolare interessante evidenziato dal regista: il volante della macchina è in mano a Fernand. La colonna sonora celebra il tango espressione di libertà. FINE

È LA STORIA DI JEAN CHRISTOPHE guardia carceraria, IL QUALE, avendo rivisto (durante le visite dei parenti ai detenuti) la donna della quale s’era innamorato  nelle lezioni di tango, frequentate per sfuggire alla noia della vita solitaria della quale era divenuto amante, scoprendo che è moglie d’uno dei carcerati, genitori dunque di Antonio pre adolescente (che in realtà è figlio del rapporto avuto dalla madre con un uomo attualmente detenuto e un tempo suo amante), con un improbabile fuga d’amore EVADE  dal carcere insieme con lei, il ragazzo e i suoi due padri.

Il regista evidenzia alcuni particolari importanti che aggiungono materia al filone principale del film: l’istinto di vendetta del figlio verso colui che sfrutta sua madre, alla quale rimprovera con forza la condotta: la decisione di non rinunciare alla donna della quale il protagonista è innamorato; la passione di Alice che gradisce l’attenzione di tutti e tre gli spasimati; la solidarietà dei carcerati contro il carceriere, deriso anche dai suoi colleghi; la noia dei detenuti che non sanno come ammazzare il tempo della ricreazione; le effusioni sentimentali dei parenti in visita ai carcerati; l’entusiasmo di questi ultimi durante le lezioni e la pratica del tango argentino, al quale si dedicano aspirando alla libertà.

Le riprese degli episodi principali con Alice e Fernand si alternano procedendo in modo parallelo, evidenziando lo stato d’animo dei due personaggi nei momenti di difficoltà ad accettare la vita condizionata da circostanze che li tengono lontani l’uno dall’altra.

Il film celebra il ballo argentino come simbolo realistico della LIBERTÀ. Il suo ritmo martellante accompagna gli spettatori dall’inizio alla fine. L’anima, per così dire, degli episodi drammatici e tragici (tra i quali il tentativo di suicidio di Dominic) è l’irrefrenabile aspirazione alla libertà. Coloro che assistono alla proiezione del film non rimangono mai emotivamente interessati da elementi spettacolari che di solito ingombrano i film contemporanei, quali scene di sesso, di assunzione di droga, sparatorie e risoluzioni di carattere catastrofico. Tutto è finalizzato alla comunicazione dell’idea centrale: NEL MONDO, IN CUI TUTTI IN MODO DIVERSO SONO PRIGIONIERI,

IL VALORE PIÚ GRANDE È RAPPRESENTATO DALLA LIBERTÁ, (che, purtroppo!, come volle dimostrare Buñuel, è un “Fantasma”).

Il film è ben curato e, a modo suo, originale (ambientato in un carcere). Tutte le riprese sono state realizzate in interni senza correre il rischio di provocare negli spettatori l’effetto di claustrofobia. L’autore non ha voluto dimostrare nessuna tesi. Ha affermato piacevolmente (attraverso la colonna sonora e la “coreografia” dei detenuti, che agiscono a livello di ‘uomini’) l’universale aspirazione alla libertà. Il fascino travolgente del tango argentino viene celebrato con convinzione. La paradossale chiusura del film non vanifica l’idea centrale con un incredibile episodio di fantasia; semmai la sottolinea in modo improbabile ma efficace.

L’intreccio della vicenda carceraria è verisimile di ciò che può succedere fuori di qualsiasi muro di recinzione. L’interpretazione dei personaggi è convincente malgrado il loro linguaggio gestuale con atteggiamenti accademici.

Lo spettacolo non dovrebbe impressionare negativamente i giovani spettatori, che avvertono di trovarsi di fronte ad un racconto con il finale di fantasia. Va opportunamente aggiunto per la loro formazione personale il riferimento al controllo nell’esercizio della libertà, da contenersi personalmente entro i limiti della legge morale.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse” (Inferno V, 137): la celebre sentenza di Dante può essere riferita alla seduzione del tango e di chi nel film lo praticò. (Adelio Cola, Torino 2 marzo 2014)

 


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