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LA MOSSA DEL PINGUINO



Regia: Claudio Amendola
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: LA MOSSA DEL PINGUINO
Titolo originale: LA MOSSA DEL PINGUINO
Cast: regia: Claudio Amendola – sogg: Michele Alberico, Giulio Di Martino, Andrea Natella – scenegg.: Claudio Amendola, Edoardo Leo, Michele Alberico, Giulio Di Martino – fotogr.: Antonio Gambrone – scenogr.: Roberto De Angelis – mont.: Alessio Doglione – mus.: Giorgio H. Federici – cost.: Gemma Mascagni – interpr.: Edoardo Leo (Bruno), Ricky Memphis (Salvatore), Ennio Fantastichini (Ottavio), Antonello Fassari (Neno), Francesca Inaudi (Eva) – durata: 94’ – colore – produz.: Guido De Angelis, Nicola De Angelis, Marco De Angelis per DAP Italy - De Angelis Group – origine: ITALIA, 2014 – distrib.: Videa (06-03-2014)
Sceneggiatura: Claudio Amendola, Edoardo Leo, Michele Alberico, Giulio Di Martino
Nazione: ITALIA
Anno: 2014

Il giovane sognatore Bruno è un marito e un padre di famiglia premuroso ma infantile e inaffidabile.  Il suo ingenuo entusiasmo lo porta spesso a compiere errori di valutazione che gli costano fatica e denaro (come aprire una scuola di addestramento di delfini nel lago di Bracciano o pagare 1200 Euro di caparra per una casa trovata su internet e che si rivela una truffa) e che lo portano di conseguenza a litigare con la moglie Eva, cassiera di un supermercato dalla mentalità ben più spicciola e con la testa saldamente sulle spalle. Insieme all’amico Salvatore, giovane precario che lo assiste regolarmente nelle sue follie, Bruno lavora di notte come impiegato delle pulizie in un museo. Proprio dopo un turno di lavoro, i due assistono per caso in TV a un documentario informativo sul Curling1 che dà a Bruno un’altra delle sue idee: mettere su in poco tempo una squadra di curling per poter partecipare alle Olimpiadi invernali del 2006 (la vicenda è infatti ambientata nel 2005). Convinto Salvatore, pur dopo qualche iniziale reticenza, i due amici si mettono così all’opera al fine di trovare gli altri componenti della squadra (che si deve avvalere di 4 membri) e li individuano, pur con qualche difficoltà, in Ottavio e Neno. Il primo è un ex vigile urbano in pensione, molto dotato nel gioco delle bocce, ma che non vede di buon occhio né Bruno né, soprattutto Neno. Quest’ultimo infatti, giocatore di biliardo spaccone e “fregnacciario”, per vicende legate al passato ha scontato per colpa di Ottavio 3 anni in carcere.

 

I quattro condividono simili problemi di vita quotidiana che rendono le loro vite non facili. Salvatore è infatti alle prese con il proprio padre anziano e malato di demenza senile che accudisce amorevolmente con fatica e pena sempre maggiore; Ottavio, separato dalla moglie, vive solo nella sua casa, visitato a volte da una vicina vedova e interessata a lui, che però l’uomo tratta con sufficienza, avendo un carattere non facile ed essendo impedito da un’evidente incapacità di relazione con gli altri. Neno, infine, fa il gradasso, ma è limitato da una forte insicurezza personale che lo porta a nascondere la propria natura (e anche il proprio aspetto, dato che indossa un parrucchino per nascondere la calvizie).

Appianati comunque momentaneamente gli screzi tramite un compromesso, i quattro compagni di squadra incominciano ad allenarsi con sessioni a dire il vero abbastanza improvvisate, durante le quali, per mancanza di soldi usano oggetti comuni (come pentole e scope) per simulare le costose attrezzature necessarie, che richiederebbero 4000 Euro per il loro acquisto.

Proprio in seguito alla ricerca dei soldi necessari per le attrezzature nasce un violento alterco tra Bruno ed Eva: Bruno infatti spende proprio 4000 Euro che Eva gli consegna per il pagamento anticipato dell’affitto di una nuova casa (i due coniugi si trovano infatti in procinto di essere sfrattati dall’appartamento in cui vivono), e che erano stati messi da parte per garantire la futura istruzione del figlio adolescente Yuri. Inferocita dall’ennesima dimostrazione dell’inaffidabilità di suo marito (che viene pure licenziato dal museo per aver distrutto con un pezzo di attrezzatura un’opera d’arte) Eva lo butta fuori di casa e Bruno abbandona i suoi sogni di gloria olimpici, mettendo finalmente la testa a posto e trovando un lavoro notturno come custode di un garage e arrivando a vendere il suo adorato scooter Vespa per permettere a Eva e al figlio di andare finalmente a vivere in un nuovo appartamento. Nel frattempo il padre di Salvatore si suicida, gettandosi dal balcone di casa e Salvatore decide di andare comunque alle Olimpiadi, iniziando le ricerche di un quarto elemento per la squadra. Il quarto membro sarà però proprio Bruno. Colpita dal ravvedimento del marito, infatti, e anche dalla notizia (datale da Ottavio) che l’impresa di Bruno ha raggiunto una certa rinomanza venendo presa sul serio anche dai media (Ottavio mostra infatti a Eva un piccolo trafiletto di giornale che li bolla come “un improbabile manipolo di eroi”), la donna perdona Bruno e anzi lo incita a partecipare alle pre-selezioni delle Olimpiadi, recandosi a Pinerolo (Torino). Ricongiuntosi così Bruno ai compagni e giunti sul posto, la partita di pre-selezione si rivela un disastro, ma la squadra diventa la beniamina del pubblico e i quattro vengono accolti da un’ovazione quando riescono infine a segnare un singolo punto sul tabellone (segnato da Bruno con la “mossa del pinguino”, una presunta mossa strategica dell’animale in questione, narrata a Bruno dal figlio Yuri).

Alcuni anni dopo, Bruno, che si ritrova a vendere bibite in un chioschetto, viene a sapere dal suo impiegato di un nuovo strambo lavoro, il “Tree-climbing” (che consiste nell’arrampicarsi sugli alberi per poterli potare meglio), che si sta diffondendo in Italia e l’uomo prende al balzo l’occasione per buttarsi, insieme all’amico Salvatore, in una nuova strampalata impresa, mentre anche i restanti compagni di squadra, Ottavio e Neno, decidono di concedersi una seconda occasione, Il primo accettando finalmente le avances della vicina di casa, e il secondo partecipando alle selezioni de “Il Grande Fratello”.

Così, si conclude la vicenda del film.

Il racconto è basato su due diversi piani temporali, il presente, che costituisce il breve incipit del film (e che ritorna nel finale, racchiudendo il film al suo interno come una cornice), e il passato, nel quale, come appena detto, si sviluppa oltre alla vicenda sopra raccontata anche un abbozzo di chiave tematica che si potrebbe riassumere nell’importanza di affrontare la vita con spirito ottimista e con un approccio genuino ed entusiasta, per non finire schiacciati dalle piccole/grandi difficoltà e tragedie del vivere.

“Abbozzo”, perché il tema portante è appena intuito e per gran parte anzi schiacciato dal peso che la vicenda occupa all’interno dell’opera e non manca neppure qualche ambiguità di fondo che sembra inficiare – o quantomeno rendere appunto ambiguo – l’idea sottointesa dalla struttura.

Il protagonista del film, Bruno, è presentato come un sognatore e un entusiasta, sempre pronto a gettare uno sguardo infantile sul mondo, quasi al limite della patologia. La sua vicissitudine iniziale (la truffa dell’agenzia immobiliare) lo presenta subito come un inguaribile ingenuo, pronto a gettarsi subito a capofitto nelle imprese e nelle follie estemporanee, non esitando a coinvolgere loro malgrado amici (Salvatore) e parenti (Eva), coinvolti direttamente o indirettamente nelle sue strampalate avventure. Il personaggio di Bruno sembra sviluppare un cambiamento dopo la sequenza dei 4000 Euro spesi per l’acquisto delle attrezzature, che culmina con il furioso litigio con Eva e la conseguente separazione. Bruno, sembra infatti mettere finalmente la testa a posto, lasciando la squadra e i bizzarri sogni di gloria per trovare un lavoro. E soprattutto, l’uomo vende il proprio motorino per rimediare ai pasticci combinati e trovare finalmente una casa per la moglie, dimostrando così il suo affetto e il suo interesse per la cura della propria famiglia. Cambiamento che finisce con il toccare il cuore di Eva, che, infatti, di lì a poco lo riaccoglie in casa (anche toccata da vicissitudini collaterali, come l’incontro con l’infelice single al supermercato oppure le conversazioni con il figlio Yuri e i compagni di squadra di Bruno, tutti convinti ed eccitati per la folle impresa del marito). Si noti che il “carisma” di Bruno funziona anche perché la sua folle idea fa leva sullo spirito di rivalsa di altri tre “disgraziati” e sconfitti come lui: il precario Salvatore soffre per la vita da recluso al quale la malattia del padre lo ha costretto (tanto che per anni Salvatore non ha nemmeno potuto portare una donna a casa). Ottavio, il vigile pensionato (e zoppo), ha lasciato la moglie perché ambiziosa e sognatrice, auto-confinandosi in una vita piena di regole dalla morale troppo rigida e finendo con il pagarne il fio, trascorrendo le sue giornate fra solitarie partite a bocce e serate davanti alla TV. Neno, infine, pur essendo dotato di un certo talento per il biliardo, si è ridotto a dar lezioni in un bar per pochi spiccioli, ma sempre spacciandosi per ciò che non è, perché minato da una profonda insicurezza, simboleggiata dal parrucchino che l’uomo indossa per nascondere una totale calvizie. L’unica persona con la quale il carisma di Bruno non regge è invece per l’appunto Eva, pragmatica e lavoratrice, che tollera sempre più con difficoltà le stranezze del marito, ma che arriva a perdonarlo e addirittura a sostenerlo nella sua ultima bizzarria perché si rende in qualche modo conto dell’importanza che tale impresa riveste non solo per il marito stesso ma anche per gli uomini a lui legati. Tuttavia, il presunto cambiamento del personaggio di Bruno viene in parte contraddetto dal finale del film, nel quale l’uomo, che pure si guadagna da vivere vendendo “grattachecche” in un chiosco ambulante, si fa allettare dall’idea del nuovo lavoro, mentre lo strano e buffo tic delle sue labbra indica che l’uomo non è cambiato affatto, e difatti di lì a poco lo vediamo intento ad arrampicarsi su un albero, accompagnato dal fedele amico Salvatore (che pure era sembrato “svoltare” e puntare a un riscatto della sua esistenza, manifestando la voglia di restare a vivere a Torino con la giovane Isolde

, conosciuta proprio durante le selezioni Olimpiche). Interessante notare, sempre in tema di cambiamenti, che nemmeno il personaggio di Nazzareno (Neno) cambia del tutto. Egli ha anzi un brusco ritorno all’indietro. Rimbrottato da Ottavio (che lo mette di fronte all’evidenza delle frottole da lui raccontate), Neno si presenta nella sequenza della gara olimpica totalmente calvo, senza il suo parrucchino; segno che sembra indicare la sua nuova determinazione nel non fingere più e ricominciare anch’egli una nuova esistenza. Segno che, però, si rivela anch’esso fallace e di breve durata, dato che Neno è mostrato alla fine del film, impegnato nelle selezioni de “Il Grande Fratello” dove, nuovamente con un parrucchino in testa finge spudoratamente a proposito della sua età.

L’unico personaggio che cambia davvero in proposito è semmai Ottavio, che frenato inizialmente dalla sua personalità burbera, si scioglie gradualmente (sia con Bruno e la sua famiglia che con Neno), per poi essere mostrato dal regista mentre suona alla porta della vicina di casa, fino a quel momento respinta o trattata con sufficienza.

Per questo motivo è difficile assegnare al film una precisa concezione tematica, se non per l’appunto quella poc’anzi indicata, e sulla quale espressione a livello di struttura (non solo filmica, ma anche narrativa) si ha qualche riserva.

Tuttavia il lungometraggio, opera prima di Claudio Amendola in veste di regista, diverte e appassiona, specie perché interpretato da un gruppo di affiatatissimi e collaudati attori, tutti bravi (qualche riserva per il mono-espressivo Ricky Memphis) nel saper colorare i loro personaggi di umanità e genuina simpatia. E il film, pur non essendo di certo basato su un soggetto originale (il riscatto sociale attraverso lo sport o comunque attraverso un’iniziativa “eroica”) è ben diretto e si può ritenere senz’altro un prodotto con qualche intrinseco pregio, specie la sincera e genuina “bonarietà” del suo sguardo (un po’ ingenuo) sul mondo. Non si può però nemmeno tacere o soprassedere sui difetti intrinseci, non solo a livello artistico (come già sopra trattato), ma anche a livello morale, soprattutto la frettolosa – e si sarebbe tentati di aggiungere poco rispettosa – trattazione dell’episodio del suicidio dell’anziano padre (considerato dal personaggio di Salvatore come un “regalo”) e l’ambigua concezione di fondo che tutto sia lecito ai fini della realizzazione di uno scopo e di una soddisfazione personale, anche a scapito di sacrifici altrui. “Pericolosi” elementi di disturbo (si legga: comunicazione inavvertite) in un prodotto altrimenti valido. (Manfredi Mancuso, 24 marzo 2014)

[1] Sport invernale a squadre molto conosciuto e praticato nel Nord Europa, che ha regole pressappoco simili a quelle delle bocce, ma che si gioca su una pista ghiacciata, lanciando delle speciali “bocce” di granito levigate dotate di un'impugnatura (chiamate “stone”) verso un’area di destinazione suddivisa in varie zone con rispettivi punteggi.

 


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