BIRDMAN OR (THE UNEXPECTED VIRTUALE OF IGNORANCE – Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)
Regia: Alejandro G. Iñárritu
Lettura del film di: Gian Lauro Rossi
Titolo del film: BIRDMAN OR (UOMO UCCELLO – LE IMPREVEDIBILI VIRTÙ DELL’IGNORANZA)
Titolo originale: BIRDMAN OR
Cast: regia: Alejandro G. Iñárritu; scenegg.: Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr., Armando Bo – fotogr.: Emmanuel Lubezki, Asc/Amc – mont.: Douglas Crise, Stephen Mirrione, A.C.E. – cost.: Albert Wolsky – percussioni Drum Score: Antonio Sanchez ¬ scenogr.: Kevin Thompson ¬– interpr. princ.: Michael Keaton (Riggan Thomson), Zach Galifianakis (Jake), Edward Norton (Mike), Andrea Riseborough (Laura), Amy Ryan (Sylvia), Emma Stone (Sam), Naomi Watts (Lesley), Lindsay Duncan’s (Tabitha), Merritt Wever (Annie), Jeremy Shamos (Ralph), Bill Camp’s (Crazy Man), Damian Young (Gabriel) – colore – durata: 119’ – produtt.: Iñárritu, John Lesher, Arnon Milchan e James W. Skotchdopole – origine: USA, 2014 – distrib.: Twentieth Century Fox Italy
Sceneggiatura: Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr., Armando Bo
Nazione: USA
Anno: 2014
Presentato: 71. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2014) CONCORSO
È la storia di un attore/regista che vuole rappresentare teatralmente quanto sia inutile la vita se nessuno ti ama veramente. Nella rappresentazione teatrale dell’opera di Broadway, il “non amato” ritiene che il suicidio sia la cosa migliore da realizzare.
Nello sviluppo narrativo della vicenda il protagonista (Thomson), nel predisporre la preparazione della prima teatrale dell’opera da rappresentare, intreccia rapporti con i diversi protagonisti dell’opera stessa e della vicenda filmica. Da questi filoni emerge innanzi tutto la competizione con la figura maschile che gli fa da contraltare nell’opera. Questo giovane attore si pone in un atteggiamento concorrenziale, si rivela più bravo di Thomson, ma confonde la realtà con la finzione (ritiene infatti di essere più persona vera quando si esprime come attore, rispetto al suo vissuto reale); emerge, poi, il rapporto di Thomson con l’attrice (sua amante nella vita), la quale desidera avere un figlio da lui, nella realtà, e rappresenta questo desiderio anche nell’opera che recita (resta poi delusa del suo uomo “amante” al punto che concede atteggiamenti amorosi all’altra attrice della medesima opera, rimasta a sua volta delusa dal comportamento del proprio fidanzato, anch’esso interprete della medesima rappresentazione teatrale). Infine, da non sottovalutare il rapporto di Thomson con la moglie (da cui anni prima si era separato) e con la figlia che lo aiuta nella creazione dello spettacolo: essa ritiene il padre un attore fallito, perché troppo egocentrico e incapace di attribuire l’importanza dovuta al potere che emerge da Twitter. In queste ultime due relazioni affettive, il film ci presenta il recupero di un rapporto più vero con figlia ed ex moglie dopo la rappresentazione della prima teatrale, durante la quale, a fronte della sua acquisita consapevolezza di “non amato”, decide di uccidersi realmente e non per finzione. Nel rapporto con gli altri protagonisti del film, emerge un coacervo di contraddizioni tra valori e disvalori, tra realtà e finzione, evidenziandosi la mancanza di una vita normale vissuta, volta alla ricerca di cose che si allontanano dai sentimenti veri (carriera, soldi, immagine, fama ecc).
E se aggiungiamo che, all’inizio del film, il regista ci fa vedere un meteore che entra nell’atmosfera terrestre e che nella parte finale del film, lo stesso meteore si allontana (dopo il tentato suicidio), ci mostra la “coscienza” di Thomson che lo incita ad avere più sicurezza sulle sue doti sensoriali (muoveva oggetti, apriva porte allungando un dito, rimaneva sospeso nel vuoto durante la meditazione yoga, ecc) ed infine ci rappresenta la sua decisione di buttarsi dalla finestra dell’ospedale (dopo un recupero degli affetti familiari), con la figlia che guarda sorridente il cielo, dopo aver pensato che il padre fosse morto al suolo, ne scaturisce l’idea centrale che può essere così espressa: “ l’amore vero, quello sublime e totale, in un mondo come quello di oggi, non esiste. L’attuale è un mondo sempre più complicato, nel quale le emozioni (indotte dalla vita vera o da quella delle immagini) si intersecano con realtà e finzione (difficile decodificare le une e le altre). Ciò produce confusione, incertezza e angosce, che si pensa di superare dando sfogo al super ego personale, che al contrario, allontana dalla dimensione dell’amore totale di cui ha bisogno l’umanità per vivere dignitosamente, Amore vero che lo si può forse ritrovare in una dimensione non terrena”.
Il film appare interessante nella sua realizzazione e anche originale nella sceneggiatura. Forse la conclusione è un po’ scontata e non enuncia con chiarezza quali sono i valori da realizzare affinché una vita sia veramente umana. Gli attori comunque vanno applauditi per una buona e coinvolgente.(Gian Lauro Rossi)