THE LOOK OF SILENCE
Regia: Joshua Oppenheimer
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Titolo del film: THE LOOK OF SILENCE (LO SGUARDO DEL SILENZIO)
Titolo originale: THE LOOK OF SILENCE
Cast: regia: Joshua Oppenheimer – fotogr.: Lars Skree – mont.: Niels Pagh Andersen – suono: Henrik Garnov – colore, durata: 98’ – origine: DANIMARCA, FINLANDIA, INDONESIA, NORVEGIA, REGNO UNITO, 2014 – distrib. int.: Cinephil
Nazione: DANIMARCA, FINLANDIA, INDONESIA, NORVEGIA, REGNO UNITO
Anno: 2014
Presentato: 71. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2014) CONCORSO
Premi: GRAN PREMIO DELLA GIURIA
THE LOOK OF SILENCE è un film documentario che racconta la storia della famiglia di Ramli, giovane indonesiano selvaggiamente ucciso durante l'epurazione anticomunista del 1965-66. La racconta attraverso gli incontri che il fratello minore (nato nel 1968, due anni dopo l'uccisione di Ramli) combina con gli uomini responsabili a vari livelli della morte del congiunto, ma anche informandosi con i propri parenti e quindi raccontando allo stesso tempo la loro storia, in particolare quella degli anziani genitori. Gli incontri con gli aguzzini ancora vivi (alcuni dei quali tuttora in ruoli di potere) sono spesso possibili grazie alla scusa della misurazione della vista (si presume che il fratello di Ramli sia un oculista o quantomeno un ottico). Notizie sui responsabili non più vivi vengono invece ricavate da documentari del regime dittatoriale indonesiano in cui i protagonisti si vantano dei loro misfatti spiegando con dettagli raccapriccianti le forme di tortura e poi l'uccisione dei presunti «comunisti». Tra questi uno dei diretti assassini di Ramli che ha documentato l'uccisione attraverso propri disegni in una sorta di libro dei misfatti. Alcuni ammettono pure di aver bevuto il sangue delle vittime «per non impazzire» poi.
THE LOOK OF SILENCE è il seguito del documentario drammatico THE ACT OF KILLING e analizza ancora il tema del genocidio in Indonesia affrontandolo dalla prospettiva delle vittime, mentre il precedente lo affrontava dal punto di vista degli assassini.
Pur essendo un film documentario (e non ci dimentichiamo che l'anno scorso la Mostra del cinema ha premiato il genere con il Leone d'oro al SACRO GRA), THE LOOK OF SILENCE ha forza narrativa e molti elementi simbolici: si pensi ad esempio ai bachi da seta che il regista spesso ripropone nel loro pulsare dimostrando una vita interna non ancora pienamente sbocciata, ma comunque con una prospettiva futura e quindi come simbolo di speranza. Significative anche le inquadrature delle persone «intervistate» e dello stesso «intervistatore»: i loro sguardi, i loro tic, i loro silenzi... Da segnalare anche lo stratagemma del documentario nel documentario. Gli incontri diretti del fratello di Ramli con i vari personaggi sono intervallati, come accennato, da lui che rivede i vecchi documentari in tv. La stessa misurazione della vista può avere un valore simbolico. Insomma una serie di elementi cinematografici a tutti gli effetti che permettono di disegnare con sufficiente precisione la psicologia e i sentimenti delle persone. Si scoprirà così chi è disposto a chiedere perdono, chi è disposto a concederlo, oppure chi non rinnega assolutamente il passato o chi non intende prendersi responsabilità.
Un buon film documentario dunque, con notevole forza drammatica, anche se con qualche forzatura e ridondanza. (Andrea Fagioli)