ICH SEH ICH SEH
Regia: Veronika Franz e Severin Fiala
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: BUONANOTTE MAMMA
Titolo originale: ICH SEH ICH SEH
Cast: regia, scenegg.: Veronika Franz e Severin Fiala fotogr.: Martin Gschlacht suono: Klaus Kellermann scenogr.: Hannes Salat e Hubert Klausner cost.: Tanja Hausner trucco Roman Braunhofer e Martha Ruess mont.: Michael Palm mus.: Olga Neuwirth interpr. princ.: Susanne Wuest, Lukas & Elias Schwarz, Hans Escher, Elfriede Schatz, Karl Purker, Georg Deliovsky, Christian Steindl, Christian Schatz, Erwin Schmalzbauer colore durata: 99 produz.: Ulrich Seidl Film origine: AUSTRIA, 2014 distrib.: Films Distribution
Sceneggiatura: Veronika Franz e Severin Fiala
Nazione: AUSTRIA
Anno: 2014
Presentato: 71. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2014) ORIZZONTI
Elias e Lucas, giovanissimi gemelli austriaci, tornano a casa dopo aver passato una giornata di giochi all’aperto. Ad attenderli trovano la madre, giovane presentatrice tv, col volto completamente avvolto da bende: la donna si è infatti sottoposta a un intervento di chirurgia estetica in ospedale e dovrà stare per qualche giorno con il volto coperto.
L’accoglienza dei due bambini verso la donna è però tiepida sin da subito e le cose non migliorano con il tempo: i due figli infatti sospettano che dietro le bende non vi sia la loro vera madre, ma un’altra donna. La madre, dal canto suo, sembra non dare alcun conto al figlio Lucas, trattando soltanto con Elias e mostrandosi insofferente verso le stramberie di quest’ultimo. Elias infatti “colleziona” scarafaggi, brucia insetti con una lente d’ingrandimento posta sotto i raggi del sole e accudisce un gatto malconcio, che muore di lì a poco (innescando nei due bambini il sospetto che a ucciderlo sia stata la donna). I sospetti dei due bambini non si placano nemmeno quando la donna toglie finalmente le bende, rivelando il volto che sembra, effettivamente, quello della genitrice (incluso un neo sulla guancia che sembrerebbe essere la prova definitiva). I due incominciano anzi a combinarle una serie di “dispetti” (una notte, i due figli irrompono nella stanza della donna addormentata mettendole sopra il volto un grosso scarafaggio) che culminano nell’immobilizzare la donna a letto tramite saldi legacci.
Cominciano di lì a poco vere e proprie torture (Elias ha qualche dubbio morale e mostra qualche attimo di esitazione e tenerezza verso la madre, ma Lucas, spietato, lo rimprovera ogni volta, incitandolo a essere più deciso), volte a scoprire cosa sia successo alla vera madre e a far confessare alla donna che si tratta semplicemente di un’impositrice. La donna giura e spergiura la sua innocenza, ma a nulla valgono i suoi tentativi di riportare i figli alla ragione. Nonostante l’efferata escalation di crudeltà (nell’ordine: bruciarle la guancia con la lente d’ingrandimento; incollarle le labbra con la colla; cucirle le labbra; spararle con una balestra rudimentale e incollarle gli occhi con la colla), i due figli non credono alla madre, nemmeno quando la donna, esasperata, rivela cosa stia in effetti succedendo: la donna, separata di fresco dal marito, ha perso uno dei figli, Lucas, in un incidente. Il gemello superstite, Elias, è quindi preda di allucinazioni e bisognoso di terapie psicologiche di sostegno per la sciagura che gli ha sconvolto la mente.
Ascoltando le parole della madre, Elias sembra per un attimo ritornare alla ragione, ma è solo un’apparenza, poichè il bambino finisce con il dare fuoco alla casa, bruciando la madre viva e, forse, finendo anch’egli vittima dell’incendio. Nel finale, infatti, vediamo i due bambini attraversare un campo di granturco per riunirsi finalmente felici alla madre che li prende per mano e sorride, cantando una ninna nanna austriaca.
Il film si apre con la scena finale di un vecchio film austriaco, non meglio identificato, nel quale una madre con tipici vestiti tradizionali abbraccia e canta una ninna nanna circondata dai figli, tutti belli e biondi, in un idilliaco quadretto familiare che trova il più completo stravolgimento nel corso del film, in una feroce critica all’immagine della famiglia tradizionale.
Questo è forse l’unico elemento portante nella struttura del film che, per il resto, non ha molto da dire, nemmeno a livello di semplice vicenda, dato che gli intenti da thriller non sono molto riusciti. Per uno spettatore smaliziato, infatti, il problema mentale del figlio è chiaro sin dalle scene iniziali (quando per es. la madre rifiuta di apparecchiare la tavola per la colazione del figlio Lucas, che è ovviamente morto). Il tutto viene però condito con immagini metaforiche (ma non troppo), miranti a suggerire da una parte il mistero sull’ambigua identità della donna (le foto sfocate, il bendaggio, gli incubi notturni a base di scarafaggi, etc...) e dall’altra la chiara “discesa agli inferi” del figlio Elias (la scena del lago, quella della grotta o dei campi, etc...) che, rimasto orfano del fratello, ha evidentemente perso anche la ragione. Tali immagini, però, non riescono, nemmeno in questo caso a elevarsi al di là del livello superficiale e autoconclusivo, nè tantomeno a fondersi all’interno di una struttura coerente.
Confuso, prevedibile e dai ritmi non esaltanti, il film non ha al suo interno elementi di valore, tanto più che l’assurda e ingiustificata violenza di alcune scene, risulta del tutto gratuita e di certo non meritevole di una rassegna di spessore. (Manfredi Mancuso)