BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA
Regia: Franco Maresco
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA
Titolo originale: BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA
Cast: regia: Franco Maresco – scenegg.: Franco Maresco, Claudia Uzzo – fotogr.: Luca Bigazzi, Tommaso Lusena De Sarmiento, Irma Vecchio – scenogr., cost.: Cesare Inzerillo, Nicola Sferruzza – mus.: la canzone “Vorrei conoscere Berlusconi” e di Erik – suono presa diretta: Luca Bertolin – mont.: Franco Maresco, Edoardo Morabito – interpr.: Ciccio Mira, Vittorio Ricciardi, Salvatore De Castro (Erik), Tatti Sanguineti, Ficarra e Picone – colore e B/N – durata: 95’ – produz.: Ila Palma e Dream Film – origine: ITALIA, 2014 – distrib.: Lucky Red
Sceneggiatura: Franco Maresco, Claudia Uzzo
Nazione: ITALIA
Anno: 2014
Presentato: 71. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2014) ORIZZONTI
Premi: PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI
Il critico cinematografico Tatti Sanguineti arriva a Palermo in seguito alla “scomparsa” del regista Franco Maresco, che era impegnato nella lavorazione del suo ultimo progetto, intitolato «Belluscone. Una storia siciliana», che avrebbe dovuto essere un documentario sui rapporti stretti che legano Silvio Berlusconi alla Sicilia, incluso i presunti legami dell’ex Primo Ministro con la Mafia.
Seguendo i procedimenti di una tipica inchiesta giornalistica, Sanguineti, esamina e ripropone parti del girato di Maresco, mettendo in luce una sconfortante galleria di “personaggi” (fatta di politici, collaboratori di giustizia e...cantanti neomelodici), legati a doppio filo a Berlusconi o più in generale alla Sicilia, incarnati nelle vesti di Ciccio Mira, impresario musicale palermitano dalla dubbia morale, che diventa l’emblema di una (sotto)cultura criminale che ancora serpeggia nell’isola (e nell’Italia tutta), purtroppo dura a morire.
Il film, girato con stile documentario, unisce in un singolare ma ambiguo mix - sfruttato già in altre occasioni dal regista Maresco -, fiction e realtà, legando strettamente l’una all’altra in modo che risulta molto difficile separare i fatti dalle trovate di fantasia. Le accuse di collusione con la Mafia rivolte a Berlusconi (accuse, sulle quali in queste sede si sorvola, ritenendole meritorie di una sede giudiziaria adeguata) sono trattate, come molto spesso accade in un certo tipo di documentario a “tema”, senza il minimo uso di prove a sostegno, ma solo ricorrendo ai racconti e alle illazioni della voce narrante (in parte quella di Sanguineti, in parte quella del regista Maresco), al “sentito dire” e alle testimonianze (non certo molto attendibili) di un ipotetico “pentito”, che appare tra l’altro mascherato. Il tema delle presunte “amicizie mafiose” di Berlusconi, si aggiunge e si lega però allo stesso tempo al sarcastico, caustico e impietoso ritratto della sottocultura criminale che regna a Palermo (e nella Sicilia), e che si incarna alla perfezione nella figura dell’impresario Mira (attore o personaggio reale che “interpreta” se stesso?), iconicamente ritratto sempre in Bianco e nero, quasi a sottolineare la sua appartenenza a un mondo non soltanto scialbo e incolore, ma anche rivolto al passato, all’incarnazione di “bei valori” criminali ormai “superati”. La collusione di certa parte di questa cultura del “popolino” palermitano (fatto di violenza, profonda ignoranza, “rispetto” per i criminali, sfiducia nelle istituzioni e... canzoni neomelodiche) risulta così lampante e spietata e il film ha il pregio di mostrarne tutto l’”orrore”, ricorrendo però a toni umoristici e sarcastici dal sicuro effetto comico. Sul finale c’è anche il tempo per un breve accenno alla condizione dell’Italia intera, che, tra una trasmissione di Maria De Filippi e l’altra, sta ormai dimenticando i valori della giustizia. (Manfredi Mancuso)